La Zisa di Palermo (dall’arabo Al–aziz, la gloriosa), uno dei documenti più straordinari dell’arte fatimida, ha un impianto a parallelepipedo interrotto ai lati da due torri cave atte alla circolazione dell’aria e al mantenimento di una temperatura costante all’interno delle stanze, anche nei periodi più caldi. La sala centrale è solcata da una fontana longitudinale anticamente congiunta al grande lago che circondava l’intero edificio e alla peschiera posta frontalmente all’ingresso. L’acqua e le decorazioni dei soffitti con volte a stalattiti (muqarnas), rendevano il grande vano un luogo umido, affascinante e suggestivo, dove i re normanni e Federico II passavano le ore più calde della giornata dedicandosi alle arti e alla bellezza. La scelta di adottare il sito della Zisa deriva dal suo valore altamente simbolico in relazione alla connotazione multiculturale della città di Palermo. Progettata su committenza normanna da architetti arabi, con decorazioni dalle derivazioni persiane, la Zisa rappresenta la perfetta fusione di cultura orientale e occidentale e costituisce un esempio non di tolleranza, ma della perfetta compenetrazione tra civiltà e culture voluta dall’imperatore svevo Federico II.