L’antico complesso delle grotte che ospitarono nell’alto medioevo il cammino ascetico di Sant’Elia Speleota (dal greco “abitante di grotte”), con i resti del contiguo cenobio basiliano e delle fabbriche annesse risalente al X secolo, sorge alle pendici settentrionali dell’Aspromonte, a pochi chilometri dall’odierno abitato di Melicuccà. Il sito di suggestiva bellezza paesaggistica rappresenta una delle più rilevanti testimonianze archeologiche del monachesimo medievale e della grecità bizantina nella Calabria meridionale. Secondo le fonti, Elia nasce nell’864 a Reggio Calabria da una famiglia agiata. La sua vocazione si manifesta fin da giovane quando al matrimonio proposto dalla madre preferisce il pellegrinaggio a Taormina e a Roma dove prende i voti. Insieme ai monaci Cosma e Vitale si ritira a condurre vita di penitenza in un luogo solitario lungo un costone roccioso di tufo con cavità e anfratti, dando vita ad un complesso monastico frequentato anche nei secoli successivi. Preziosi elementi per la ricostruzione del primitivo insediamento, di cui oggi restano poche testimonianze, sono ricavabili dalle “Vite” (bioi) di vari santi italogreci. Pare si trattasse di una moltitudine di grotte (aulinae) popolate da eremiti emuli dello Speleota. L’ 11 settembre del 960, a 97 anni, Elia muore e viene sepolto nel sepolcro che lui stesso aveva scavato in una grotta con le sue mani. Del grandioso complesso monastico, caduto in rovina a fine settecento a seguito di frane e devastanti terremoti, rimangono piccole nicchie che ospitavano una sorta di fattoria rupestre utilizzata dai monaci (una cantina, il mulino, il palmento) e la grotta più ampia che fungeva da chiesa, oggi oggetto del culto. Alta oltre quattro metri e profonda diciotto, ospita un altare in marmo di recente costruzione e una sorta di acquasantiera in pietra che raccoglie l’acqua che gocciola all’interno della grotta e alla cui fonte si compirono diversi miracoli. Il complesso delle grotte in cui visse e mori Sant’Elia Speleota, luogo di preghiera da oltre un millennio e meta di pellegrinaggi di cattolici e ortodossi, rappresenta il passato di una Calabria densa di storia, che ha accolto e cullato civiltà e culture antiche intrecciandosi con le più intense leggende. |